Il Saviglianese è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriverti gratuitamente al canale ed essere sempre aggiornato sulle ultime novità.
Dalla fumata bianca di giovedì 8 maggio, Roma ha un nuovo Vescovo, l’americano Robert Francis Prevost, il 267° Pontefice Sommo della Chiesa cattolica, il secondo proveniente dal continente americano, il primo di nazionalità statunitense. Abbiamo voluto parlare di un momento così importante per il mondo dal punto di vista religioso, e non solo, con il parroco della nostra città, don Maurilio Scavino.
Conosceva il Cardinale Prevost? C’è una continuità con la figura di Papa Francesco?
«No, non lo conoscevo, ma non è uno sconosciuto; forse è maggiormente noto di quanto lo fosse Bergoglio. Differentemente da quanto si pensa, un segno di continuità con il predecessore esiste, in quanto lui si chiamò Francesco ispirato a San Francesco d’Assisi, che fu il fondatore del francescanesimo, ma chi prese poi in mano le redini del movimento sarebbe stato frate Leone, di cui questo Papa prende il nome. Quindi c’è assolutamente una continuità, pur non potendo negare che ci saranno delle evidenti discontinuità, in quanto viene da un’estrazione sociale ben diversa».
Lei era al funerale di Papa Francesco, vero?
«Sì e a tal proposito c’è una serie di coincidenze, ecclesialmente dovrei dire provvidenze, che ci tengo a raccontare. Mi trovavo a Roma per il Giubileo degli adolescenti e il Papa è venuto a mancare proprio in quei giorni, quindi ho avuto modo di partecipare al funerale. Lì mi sono davvero sentito fiero di essere cattolico, perché il Cardinal Re, che ha presieduto i funerali del Papa, si è trovato a celebrare la funzione con i potenti della Terra e immagino che una forma di intimorimento potesse averla e questo sarebbe stato umanamente comprensibile. Il cardinale, invece, con stile ecclesiale, non ha fatto sconti a nessuno e, con una libertà che mi ha colpito, ha ripercorso i passaggi principali della vita di Francesco, senza omettere la celebrazione eucaristica che fece nel luogo in cui Trump costruì il muro tra Stati Uniti e Messico. Una presa di coscienza sul fatto che la Chiesa è libera. La seconda coincidenza è che, nei giorni di Conclave, ero in viaggio di formazione a Napoli, in particolare nel rione di Scampia, con i preti della diocesi di Torino. Insieme alla loro comunità abbiamo assistito in televisione all’elezione del nuovo Papa. È stato bello vivere questo momento insieme a loro».
di Davide Bergesio
L’INTERVISTA COMPLETA ALL’INTERNO DEL GIORNALE.