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Da Racconigi ad Abu Dhabi: il quadro di San Giuda Taddeo è oggi uno dei simbolo di fede e fratellanza tra i popoli. Un ponte spirituale tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti è stato idealmente costruito la scorsa settimana grazie a un gesto carico di significato: il quadro del protettore delle cause perse e disperate è stato consegnato alla Chiesa Cattolica di Abu Dhabi.
Un dono che nasce dall’idea del rettore del santuario reale del borgo Macra, don Gianfranco Troya, e del referente stampa Alberto Acquaviva, reso possibile grazie all’impegno di Antonio Rotondo, presidente dell’Unione giornalisti e comunicatori europei, della Camera di commercio italo-ceca e dell’European-Emirati business council. «Ho avuto l’onore profondo e l’emozione indescrivibile di portare un dono speciale in un luogo che racchiude un significato immenso per il dialogo tra i popoli e le religioni: la Chiesa Cattolica di Abu Dhabi – ha raccontato Rotondo –. Un luogo che non è solo un punto di riferimento spirituale per i fedeli, ma un simbolo vivente di convivenza, rispetto e fratellanza tra le tre grandi religioni monoteiste. Il dono che ho avuto il privilegio di consegnare personalmente al parroco è un quadro di San Giuda Taddeo, l’apostolo delle cause perse e disperate, ma anche il Santo che porta speranza e forza nei momenti più difficili. Un’opera che racchiude preghiera, devozione e arte, pensata e realizzata come gesto di unione, fede e amore».
La consegna dell’opera non è stata solo un gesto simbolico, ma è diventata un segno tangibile di comunione tra culture e spiritualità, che trova nella Chiesa di Abu Dhabi un terreno fertile e accogliente. Proprio qui, infatti, papa Francesco ha firmato lo storico Documento sulla fratellanza umana insieme al grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, un gesto epocale che ha fatto di questa città un faro di speranza per il mondo intero. In un’epoca spesso segnata da divisioni e incomprensioni, questo luogo rappresenta una testimonianza concreta di come la fede possa unire piuttosto che separare. «Portare San Giuda ad Abu Dhabi è stato più di un viaggio: è stato un abbraccio tra mondi, una preghiera silenziosa che si innalza al cielo e un piccolo ma significativo passo verso un futuro di armonia» commenta il presidente.
Il quadro dell’apostolo cugino di Gesù è stato accolto con commozione dal parroco della chiesa di San Francesco ad Abu Dhabi, padre Stefano Luca, frate cappuccino responsabile pastorale della chiesa situata all’interno della Casa della Famiglia Abramitica, sull’isola di Saadiyat. «Per me è stato un onore consegnarlo, per loro un onore riceverlo. Camminare nei corridoi di quella Chiesa, sapendo che ora San Giuda veglia su di essa, è stato un momento di profonda commozione e gratitudine. È mio desiderio che questo quadro possa essere, per chi entra in quella Chiesa, un punto di riferimento spirituale e un invito a non perdere mai la speranza, anche nelle prove più ardue. Che possa parlare al cuore di chi soffre, di chi prega, di chi cerca pace» conclude Antonio Rotondo».
Il piccolo ma significativo gesto si fa così eco potente in un mondo che ha bisogno di segni concreti di dialogo, comprensione e fede condivisa.
di Viviana Cappelli