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È mancato, all’età di 88 anni, Giovanni Giraudo, noto commerciante in pensione.
Primo di tre fratelli, era nato nel 1936 da papà Francesco e mamma Lucia Trabucco, che dal 1935 avevano rilevato la cappelleria di piazza del Popolo (dove oggi c’è “Calzedonia”). Fondata nei primi del Novecento, era una bottega d’antan (si pensi che la sera veniva chiusa da pesanti ante in legno). I Giraudo l’avevano rilevata dai Maggia che, a loro volta, erano succeduti ai Chiaramello.
Francesco e Lucia condussero il negozio sino alla fine degli anni Settanta. Nel frattempo, Giovanni – che aveva frequentato la scuola di avviamento – si era anche diplomato ragioniere da privatista. Rilevato il negozio di famiglia, si spostò di qualche metro, portando l’attività nell’ex proprietà Bresciano, dove prima c’era l’osteria “Il castello di Saluzzo”. Qui, con la moglie Ester e la sorella Caterina, ha continuato l’attività di pelletteria finché una ventina di anni fa l’ha ceduta ad una famiglia di Marene che ha voluto mantenere il nome Giraudo, ormai divenuto un “marchio”.
«Al tempo in cui c’era mio fratello – ricorda Tomaso, noto avvocato saviglianese – il negozio era fornitissimo, sempre aggiornato con le ultime uscite, ed era diventato celebre per i prodotti di qualità, tant’è che i clienti arrivavano da tutta la provincia. Aveva anche una certa rilevanza sociale: le donne di campagna potevano trovare prodotti di livello senza dover andare nelle boutique di grandi città come Torino. Ancora oggi ci sono delle signore che mostrano delle borse comprate 40-50 anni fa, dicendo che l’avevano acquistate da mio fratello. Le signore potevano contare su un negozio vicino, dove instaurare duraturi rapporti personali. Alcuni esercizi – continua Tomaso – cito ad esempio l’ottico Fedon, la gioielleria Paschetta, ma anche i negozi di abbigliamento Trucco, Cigna e Petitti erano non solo esercizi commerciali, ma punti di riferimento e di ritrovo della città».
Giovanni Giraudo, persona caparbia, era attivo nel sociale ed anche membro del direttivo Ascom, ma la sua vita non era solo lavoro: era infatti un amante dell’arte e dei viaggi (era volato anche in altri continenti, come America ed Asia). Appassionato di pesca, era stato nel consiglio dell’associazione cittadina di pescatori sportivi; inoltre, aveva fatto parte del direttivo dell’Arciconfraternita della Pietà.
Altra sua grande passione, a cui si è dedicato pienamente dopo la pensione, era il giardinaggio: finché ha potuto, ha infatti curato il grande giardino di famiglia in via Monasterolo.
Giovanni è mancato lo scorso 28 marzo. Con lui se ne va un pezzo della storica Savigliano.