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Quest’oggi, martedì 4 marzo, presso l’Urologia dell’ospedale Santissima Annunziata, il dottor Diego Rosso interverrà sui primi due pazienti con ipertrofia prostatica benigna (l’ingrossamento della prostata) usando una nuova tecnica grazie all’echolaser, un software applicato all’ecografo. Seguiranno poi 8 pazienti al mese, con l’obiettivo di abbattere le liste d’attesa. La novità arriva grazie all’ennesima donazione degli Amici dell’ospedale guidati dal presidente Valerio Maccagno: un intervento del valore di diecimila euro che è stato ufficializzato mercoledì scorso, 19 febbraio.
Come spiega il primario Pietro Coppola, per operare le grandi prostate c’è già il laser al tullio (altra tecnologia sostenuta da una donazione degli Amici), mentre per quelle più piccole si può usare questa tecnica mini-invasiva che non passa per il canale uretrale: «Possiamo operare in anestesia locale e, grazie ad una blanda sedazione ipnotica, il paziente risulta molto tranquillo. Per l’operazione si usano 2 o massimo 4 aghi, inseriti per via transperineale, al fine di colpire il tessuto. L’intervento è rapido: dura tra i 10 minuti e la mezz’ora, e si fa in day hospital. In tre mesi, il tessuto colpito si autodistrugge e il paziente – che dovrà tenere un catetere per 7-14 giorni – potrà tornare a mingere meglio. L’intervento è adatto anche a pazienti che assumono anticoagulanti, poiché non richiede di interrompere la terapia».
L’ingrossamento della prostata è una “spada di Damocle” che pende sui maschi. «Dopo i 50 anni – spiega Coppola – circa la metà degli uomini ne comincia a soffrire, percentuale che sale all’80% sopra gli ottant’anni. È un sintomo della vita media che si allunga: una volta si moriva a 40-50 anni e non c’era questo problema. In Italia ci sono 6 milioni di persone che ne patiscono e si calcola che circa il 70% dei maschi, nella vita, ne soffrirà. Non tutte, per fortuna, sono prostate “cardinalizie”, ossia molto grandi – specifica ancora il primario –. Per quelle più piccole (entro gli 80 grammi) si può usare questa tecnica mini-invasiva che permette esiti positivi per 4-5 anni, senza effetti collaterali sulla sessualità e con basse complicanze; tra l’altro, in futuro l’operazione può essere anche ripetuta e dunque ritarda un intervento più invasivo».
Dall’Urologia stanno già partendo le chiamate ai pazienti per fissare le sedute. Lo scopo è ridurre le liste d’attesa. «Fino a qualche anno fa si aspettava anche 4 anni per un intervento – rende noto Coppola – ora siamo arrivati a 2 anni, sempre che non sorgano complicanze che richiedano di operare prima. L’obiettivo è ridurre ulteriormente questi tempi e tenere qui i pazienti della nostra Asl».
È un ulteriore passo avanti per la nostra Urologia, che ora interviene con prestazioni a tutto campo: oncologico, litisiaco (per i calcoli) e sull’ipertrofia prostatica. «Sono qui dal 2016 – conclude il primario – abbiamo creato un’équipe compatta, moderna e forte. Ci stiamo ammodernando, aggiungendo qualità alle prestazioni». Prestazioni che secondo il direttore generale dell’Asl, Giuseppe Guerra, intervenuto con la direttrice sanitaria Monica Rebora, «vanno accompagnate da terapia ragionata e assistenza amorevole». Il che, quando sei in posizione ginecologica aspettando da due a quattro aghi, non guasta mai.
di Guido Martini