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Oggi, venerdì 8 novembre, è l’ultimo giorno di lavoro – e di servizio – per il comandante della Polizia Locale, Rocco Martini. Una storia iniziata 43 anni fa, quando, dopo aver preso il diploma da perito elettronico, fece il concorso per entrare in Polizia.
Martini, era quello il suo sogno?
«Per nulla, io volevo occuparmi di elettronica, una passione che ho conservato finora. Passato, invece, il concorso, sono stato sei mesi nel Reparto Celere a Torino, e poi sono stato distaccato nella Stradale di Genova Sampierdarena. Da lì, nel 1982, ho vinto un concorso a Savigliano per la figura di messo di conciliazione, una figura ormai scomparsa che si occupava di esazioni e pignoramenti per conto dell’ente pubblico».
La svolta nei Vigili quando è arrivata?
«Nel 1986 sono transitato nei “civich”, vincendo il concorso da istruttore brigadiere (il grado ora sarebbe quello di ispettore, ndr). Mi ricordo i primi tempi, sotto il comandante Francesco Arena, in una piazza Santarosa piena di macchine e col teatro Milanollo appena riaperto. Dopo 10 anni, il mio comandante è diventato Marco Odasso, che nel 2011 mi ha nominato suo vice. Dal 2017, infine, la responsabilità è stata mia».
Com’è stato il periodo della pandemia?
«È stato un incubo, un periodo drammatico nel quale brancolavamo nel buio. Grazie al nostro operato, in quei giorni abbiamo avuto un ritorno in fiducia da parte della popolazione e tanta disponibilità. Ricordo delle persone che spontaneamente ci hanno offerto prodotti vari per superare quei momenti. Ho riscontrato calore nella popolazione. Diversi casi hanno messo a dura prova la resistenza dei nostri agenti. La cosa più difficile è stata bilanciare chi voleva controlli ferrei rispetto a chi era per un’applicazione più moderata delle norme. È stato un banco di prova che abbiamo superato. Devo dire che quando sono arrivati i vaccini ci siamo sentiti sollevati».
di Paolo Biancardi
L’INTERVISTA COMPLETA ALL’INTERNO DEL GIORNALE.