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Proprio nell’anno del trentennale, la bottega Tam Tam di via Beggiami si trasferisce in carcere. In queste settimane si sta concludendo il trasloco nei nuovi locali della casa circondariale di Fossano, dove a ottobre partirà un progetto pilota: un negozio aperto al pubblico.
«Si tratta di un addio doloroso, ma necessario per il Tam Tam, che in questi ultimi anni ha faticato a trovare una propria identità» ci ha spiegato Valentina Macchioni della cooperativa Perla, che dal 2020 gestisce il negozio.
Il Tam Tam fin dal 1994 è sinonimo di commercio equo e solidale. «Una forma di economia circolare volta a promuovere le economie dei paesi emergenti, che oggi però si scontra con la grande distribuzione, che sminuisce il nostro operato» ha evidenziato Macchioni. Da qui la scelta di aderire al circuito di reinserimento lavorativo avviato con successo dall’istituto penitenziario di Fossano, che sperimenta la custodia attenuata, in cui i detenuti possono muoversi liberamente all’interno della struttura. La sorveglianza non è statica, ma dinamica e ciò consente di attuare laboratori manuali, ceramica, carpenteria e panetteria, seguendo l’intero ciclo di produzione. «È in fase di ultimazione il punto vendita – spiega Valentina – che consentirà di immettere sul mercato i prodotti realizzati a Fossano e in altre carceri italiani. Un modo per abbattere barriere e pregiudizi tra il mondo carcerario e quello esterno. Una forma di riscatto e di reintegrazione basata sulla riscoperta del valore del lavoro, che, non dimentichiamo, è innanzitutto riappropriazione della dignità».
Il Tam Tam cambia pelle, ma mantiene intatta la sua finalità: guardare con attenzione ai bisogni della collettività, sensibilizzando l’opinione pubblica con interventi mirati sul campo.
di Simona Trabucco