Definito come il “pianoforte a coda perfetto”, incarna l’eccellenza musicale in ogni nota. Parliamo del prezioso Steinway & Sons B 211, che da alcuni giorni possiamo ammirare nel Ridotto del Milanollo. Lo strumento, risalente al 1983, è stato recentemente donato all’istituto Fergusio, come lascito testamentario dalla pianista saviglianese Adriana Alberti, per anni valente docente al conservatorio di Torino.
«Conosciuto per la sua maestria artigianale, lo Steinway B 211 offre un’esperienza sonora unica – spiega Michelangelo Alocco, direttore artistico del Fergusio –. Un connubio di tradizione e tecnica, adatto a una sala per concerti da camera come il Ridotto. Si distingue, oltre che per il design elegante, per la costruzione impeccabile. Ogni dettaglio, dalla lucentezza del legno alla disposizione dei tasti, riflette la qualità del marchio Steinway & Sons».
Lungo 211 centimetri, poco più di due metri, ha un peso di 354 chilogrammi. «Il trasferimento da Torino è stato complesso e faticoso. Seppur possente, il pianoforte ha un apparato interno assai delicato, che dev’essere maneggiato con estrema cura – precisa Alocco –. Questo strumento è in ottimo stato di conservazione. È stato riaccordato, dopo un lungo periodo in stand by».
E da lunedì 24 giugno accompagna le esibizioni dei partecipanti alla prima edizione del concorso internazionale di interpretazione musicale “Wally e Nerina Peroni”, organizzato dal Fergusio. «La volontà di Adriana era che il pianoforte fosse messo a disposizione di allievi e giovani emergenti nella sua città natale. Siamo onorati della donazione. Un’acquisizione che implementa il patrimonio strumentale della scuola, la cui finalità è volta alla valorizzazione delle competenze dei nostri allievi».
Il pianoforte rimarrà al Ridotto e potrà essere utilizzato da associazioni ed enti musicali, secondo un regolamento che verrà stilato a breve. «Stiamo lavorando per l’inaugurazione ufficiale» conclude Alocco. Per adesso, iniziamo ad apprezzarne le ricche sfumature timbriche, che lo rendono un pezzo da novanta.
di Simona Trabucco



