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Il Comune di Savigliano presenterà le proprie osservazioni al nuovo “Piano delle fasce fluviali” dell’Autorità di bacino perché c’è il rischio che, una volta in vigore, sia troppo penalizzanti per chi vuole costruire.
Il tema non è semplice, ma è cruciale per una città come la nostra, una “piccola Mesopotamia” incastrata tra il Maira e il Mellea. Le fasce fluviali, in vigore a Savigliano fin dai primi anni del millennio, sono linee tracciate sulle mappe della città che corrono sostanzialmente parallele a destra e a sinistra del letto dei torrenti e sono essenzialmente di tre tipi. Semplificando: nella prima, quella a ridosso dell’alveo, non si può costruire perché, in caso di inondazione, tutto finirebbe sott’acqua. In quella media (un po’ più lontano dalle sponde, dov’è meno probabile che arrivi l’acqua in caso di esondazioni), si può costruire, ma solo a determinate condizioni; infine, nella fascia più lontana dagli argini (dove l’acqua proprio non dovrebbe arrivare) si può costruire liberamente.
Savigliano gli argini li ha cominciati quasi vent’anni fa (i primi lavori iniziarono sul Maira a fine 2006) e li ha quasi terminati (vedremo dopo cosa manca), ma il documento che ha recepito quanto fatto finora (tutte le sponde rifatte) è stato appena varato dall’Autorità di bacino. È il famoso “collaudo degli argini” tanto atteso. Ed è quel documento che, ridisegnando le fasce fluviali, decide in quali zone della città si possa costruire o meno.
di Guido Martini
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