Ex Sicurtà, altro round: le vicine di casa si appellano al Consiglio di Stato

Sui 57 alloggi dovranno esprimersi i magistrati di Roma

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Palazzo “ex Sicurtà”: non è ancora detta l’ultima parola. Le due vicine di casa che avevano presentato il ricorso al Tar, non avendo ottenuto quanto richiesto, hanno fatto appello al Consiglio di Stato, il secondo e ultimo grado della giustizia amministrativa. Sui 57 alloggi di viale Piave al posto dell’ex stabilimento del caffè dovranno dunque esprimersi i magistrati di Palazzo Spada, a Roma.

Il ricorso al Tar del Piemonte era stato presentato dall’avvocato torinese Teodosio Pafundi per conto di due cittadine che abitano nel palazzo di fianco all’ex stabilimento produttivo. Il documento citava tutti i motivi per cui le ricorrenti chiedevano che il permesso di costruire, rilasciato dal Comune lo scorso 5 settembre al costruttore Fabrizio Taricco di Narzole, venisse annullato previa sospensione cautelare. Il ricorso chiamava in causa pure la Regione Piemonte, dal momento che l’intervento si basa anche su una norma regionale. Secondo il Tar, riunitosi lo scorso 10 gennaio, non c’erano però i presupposti per accogliere la richiesta. Per il tribunale torinese, dunque, il palazzo può essere costruito.

Le due ricorrenti non si sono date per vinte e nei giorni scorsi, assistite dal medesimo legale, hanno presentato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato.

ULTERIORI DETTAGLI ALL’INTERNO DEL GIORNALE.

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