Don Scotta un anno dopo: «Gesù mi sostiene»

Un bilancio dei primi 12 mesi del parroco a Genola e Levaldigi

Domenica 2 ottobre 2022 don Beppe Scotta ha fatto il suo ingresso ufficiale nelle parrocchie di Genola e Levaldigi (e Sant’Antonio Baligio). L’abbiamo sentito a distanza di 12 mesi da quel giorno.
Da un anno è parroco di Genola e di Levaldigi. Don Beppe, come si sta trovando nelle due comunità?
Il tempo passa molto in fretta. È già trascorso più di un anno da quando, il 2 ottobre 2022, don Carlo Vallati, nostro Vicario generale, mi ha introdotto nelle tre comunità parrocchiali di Genola, Levaldigi e Sant’Antonio Baligio. Non è stato certamente un anno facile per me. Ogni cambiamento comporta un rinnovamento che, col passare degli anni, risulta sempre più oneroso. E di anni io ne ho conosciuti oramai già sessantacinque. Tuttavia, sono molto contento delle mie nuove comunità che sono piene di iniziative e di entusiasmo. Pertanto, ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto e hanno collaborato affinché le attività parrocchiali andassero a buon fine. In particolare, ringrazio le autorità civili che sono sempre molto collaborative e disponibili, i gruppi Caritas, le catechiste, coloro che fanno si che le nostre liturgie siano vive e decorose, gli animatori dei giovani e dell’ACR (Azione Cattolica Ragazzi), coloro che si occupano delle pulizie dei vari locali e quanti redigono i bollettini e le comunicazioni varie. Certamente questi ringraziamenti non esauriscono tutte le persone a cui devo il mio grazie più sincero.

Quali sono state le linee fondamentali della sua pastorale parrocchiale? Su quali basi ha impostato il cammino formativo di bambini, ragazzi, adulti e famiglie?
In questo primo anno mi sono limitato, per quanto mi è stato possibile, a portare avanti le linee pastorali lasciate dal mio predecessore don Marco Tomatis, che ringrazio ancora di cuore per la grande dedizione nel lavoro svolto in queste parrocchie. In questo secondo anno, dopo aver preso consapevolezza di queste – per me – nuove realtà inizio ad apportare cambiamenti significativi in modo graduale e, se possibile, in sintonia con le comunità stesse.

Due parrocchie, due comunità? Ha messo in campo in quest’anno iniziative differenti per la sua pastorale?
Penso che io debba essere pastore in egual modo delle parrocchie a me affidate. Quindi, le differenti linee pastorali sono determinate solamente dalle caratteristiche e dal percorso fatto da ognuna di esse. Tengo a precisare che il mio compito è quello di mettere in risalto quanto unisce le tre comunità per esaltare la loro collaborazione.

Quali sono i progetti futuri per le due parrocchie?
Il Sinodo diocesano ha determinato in modo chiaro le linee guida da seguire: una maggior integrazione delle unità pastorali che includono le parrocchie che si avvalgono dello stesso ministero di uno o più sacerdoti; il rispetto della tradizione e delle peculiarità di ogni singola comunità integrata nell’unità pastorale stessa come arricchimento di tutte le parrocchie che la compongono. Ovviamente, il libro sinodale è molto dettagliato nelle attività che propone e io mi limito ad indicare questi due aspetti, per me importanti.

di Paolo Biancardi

L’INTERVISTA COMPLETA ALL’INTERNO DEL GIORNALE.

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