Ricorre proprio in questi giorni il 160° anniversario della concessione del titolo di “città” a Cavallermaggiore.
L’evento risale precisamente al 13 settembre del 1863, quando il re d’Italia Vittorio Emanuele II concedeva questo onore alla nostra comunità.
La nostra nazione era stata unificata da poco più di due anni, il 17 marzo del 1861, la capitale era ancora a Torino e mancavano al territorio patrio importanti territori come il Triveneto e lo Stato Pontificio.
Ancora oggi ad alcuni pare strano l’accostamento del termine “città” a Cavallermaggiore, un Comune di circa 5.400 abitanti a cui sembra adattarsi meglio il vocabolo “paese”.
In realtà sono validi e corretti entrambi termini. Se Cavallermaggiore per le sue dimensioni è certamente un paese, sul piano formale può vantare senza dubbio il titolo di città che gli è stato concesso da un sovrano.
Diventare città per Cavallermaggiore ebbe un rilevante significato, anche sul piano politico ed economico. Il titolo non aveva solo un valore meramente onorifico. Ricorda i fatti di quel lontano 13 settembre 1863 una lapide posta nell’atrio del palazzo comunale, che ancor oggi è possibile ammirare. La scritta incisa su di essa recita:
“S.M. Vittorio Em. II sulla relazione e proposta del ministro dell’interno Ubaldo Peruzzi con decreto reale 13 settembre 1863 accordava a Cavallermaggiore il titolo di Città. Il Municipio a perenne memoria della regale munificenza innalzava questo monumento addì 5 giugno 1864”.
di Luca Martini