«Cacciando i cinghiali, che sono veicolo della malattia, oggi siamo l’unica risorsa per fermare la Peste suina africana (Psa). Per questo ora siamo benvoluti da agricoltori ed ambientalisti e considerati più esperti sul territorio, anche se ci avrebbe fatto più piacere esserlo senza l’insorgenza della Psa».
Le parole sono di Luca Massimino, cacciatore, presidente dallo scorso aprile, e fino al 2028, dell’Ambito territoriale di caccia Atc “Cuneo 2” di Savigliano. Lo abbiamo intervistato.
Massimino, cos’è l’Atc “Cuneo 2” di Savigliano?
«In provincia ci sono 5 ATC e 6 Comprensori Alpini. Il nostro ambito è costituito da 31 Comuni, un’area compresa tra Tarantasca e Lombriasco e tra Bagnolo e Sommariva Bosco. In totale, un’estensione di 66 mila ettari, di cui 34 mila di zona venatoria e 32 mila chiusi alla caccia. Attualmente vi sono 320 tesserati cacciatori. Alla guida vi è un comitato composto da 10 persone, di cui 3 di associazioni venatorie, 3 di associazioni agricole, 2 di enti locali e 2 di associazioni ambientalistiche: purtroppo siamo solo in sette perché i Comuni, né di Savigliano né di Saluzzo, così come “Libera caccia”, non hanno ancora nominato i loro rappresentanti. La mancanza dei Comuni è un dispiacere perché con la loro presenza avremmo potuto rapportarci meglio con il nostro territorio».
Come opera l’Atc?
«Intanto gestiamo il territorio, anche per salvaguardare gli animali stanziali quali starne, lepri e fagiani. Realizziamo migliorie ambientali individuando gli habitat più adatti, chiusi alla caccia, per la riproduzione delle specie stanziali, immettendo anche selvaggina: ne abbiamo uno alla Cavallotta, uno a Moretta e uno a Caramagna (nel Bosco del Merlino). Purtroppo, né fagiani né starne hanno più l’istinto di cova perché arrivano tutte dall’incubatrice. Poi, ci occupiamo degli eventuali danni agricoli causati da lepri, cornacchie, gazze sulla frutta e, alle coltivazioni in generale, dai cinghiali (sono danni risarciti da Regione e Provincia, ma con notevoli ritardi). Infine, lavoriamo per aumentare il numero dei cacciatori, anche perché, per la Regione, un Atc sotto i 400 cacciatori e i 40 mila ettari non può esistere, tant’è che fino allo scorso anno eravamo con il Roero. Da quest’anno siano da soli, ma “sopravviviamo” anche perché una volta la Regione elargiva contributi per i fini istituzionali, ora invece li dà col contagocce».
Veniamo all’argomento del cinghiale, che è un potenziale veicolo della Psa.
«È il nostro problema principale, tant’è che ci siamo subito mossi per eliminare delle zone vietate alla caccia a questo animale. Ricordo che nel 2022 abbiamo ne abbiamo abbattuti 74, tutti stanziati nella zona contigua al Parco del Po. Qui la Psa non è ancora arrivata, ma noi cacciatori dobbiamo fare molta attenzione affinché il virus non si propaghi, perché sul nostro territorio si trovano il 65% degli allevamenti suinicoli; se la peste suina arriva, nessuno potrà più andare a cacciare. Inoltre, abbiamo fatto due corsi per cacciatore coadiutore per depopolamento dei cinghiali in cui abbiamo formato 120 persone: specializzate, possono abbattere i cinghiali dove sono presenti anche al di fuori dei giorni di caccia, sia di giorno che di notte, con l’autorizzazione del servizio vigilanza della Provincia».
L’INTERVISTA COMPLETA ALL’INTERNO DEL GIORNALE.