La Monetti è fallita, ma si spera ancora…

Sala consiliare gremita di gente nel tardo pomeriggio di mercoledì 25 agosto per il tavolo di crisi dedicato alla Monetti: lavoratori e lavoratrici, sindacalisti, politici di ogni ordine e grado, numerosi sindaci ed assessori della zona, la giunta comunale racconigese quasi al completo…
Come ha affermato il sindaco Tosello aprendo i lavori, è stata l’occasione di far sentire la solidarietà delle istituzioni ai lavoratori rimasti senza lavoro. Per qualcuno è anche stata l’occasione per lanciare messaggi in vista di elezioni più o meno imminenti, a livello nazionale e regionale.
A ripercorrere l’intera vicenda hanno provveduto i sindacalisti Mario Cravero (Filctem-Cgil), Giorgio Ciravegna e Gabriella Pessione (Femca-Cisl). La Monetti ha dichiarato fallimento con quattro mensilità da pagare ai dipendenti ed una mole di ordinazioni inevase. Ora, a sentire il curatore fallimentare Pietro Savarino incontrato a Monasterolo quella mattina stessa, i tempi tecnici per riprendere il lavoro saranno lunghi: non prima della fine di settembre, sempre che gli “interessi” dimostrati da più parti si trasformino in qualche cosa di concreto, sotto forma di affitto o di acquisizione. Ancora più lunghi i tempi per attivare la Cassa Integrazione e dare un po’ di liquiditò ai dipendenti.
Quanto alle varie cordate di possibili acquirenti, una di industriali piemontesi, una del Nord-Est, una statunitense e forse altre che ancora non sono uscite allo scoperto, Cravero ha avvertito: «Come sindacati non faremo i partigiani delle varie ipotesi che si vanno profilando ma vorremmo che il curatore fallimentare non facesse solo un’operazione dal punto di vista del realizzo finanziario ma scegliesse un imprenditore in grado di garantire la produzione sul territorio piemontese e di confermare gli attuali livelli occupazionali».
Il concetto è stato ribadito con forza da Giacomo Divizia, sindacalista della ex-La.re, ora Cln, che queste vicende le ha già vissute sulla propria pelle: «Abbiamo visto tante volte speculare su aziende in fallimento. Le istituzioni devono vigilare insieme al sindacato ed ai lavoratori perché questo non succeda. Invito tutti ad essere più partigiani e meno trasversali».
L’onorevole Delfino da parte sua ha insistito sulla necessità di riattivare al più presto la produzione “per non perdere i clienti e non far fuggire le maestranze più qualificate”. Ha poi attaccato il governo per non aver ancora approvato la riforma degli ammortizzatori sociali che in casi come questo avrebbe permesso di accelerare i tempi della Cassa integrazione.
Solidarietà attiva ai lavoratori è stata espressa anche dal consigliere regionale Tullio Ponso che non si è lasciato sfuggire l’occasione per stigmatizzare l’assenza dell’assessore regionale al Lavoro.
«Non siamo riusciti a contattarlo» lo ha giustificato il sindaco Tosello, che ha quindi passato la parola all’altro rappresntante della Regione in sala, l’ex-assessore Mino Taricco che ha insistito sull’ugenza di riprendere il lavoro.
Tutti concordi sulla necessità di vigilare affinché i nuovi padroni della Monetti mantengano la produzione in loco e su entrambe le linee, quella dei vassoi e quella dei contenitori termici, garantendo gli attuali livelli occupazionali.
E tutti concordi nel dare mandato all’assessore provinciale Pietro Blengini di incontrare il curatore fallimentare per avere da lui garanzie in questo senso.

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