La campagna è finita sott’acqua

«Ci risiamo». È questo il commento che la mattina di martedì risuona in via Alba, borgo Pieve e borgo Marene. Il ricordo dell’alluvione di maggio è ancora vivo ed i quattro giorni di piogge stanno facendo svanire ogni ottimismo. Il nervosismo è palpabile, il via vai sugli argini del Mellea insistente. La gente si prepara al peggio e va in via Alba, al magazzino comunale, a ritirare i sacchetti di sabbia da piazzare davanti alle porte.
Verso le undici, passano i vigili con l’altoparlante, informando la popolazione del pericolo. Chi può, mette in salvo almeno l’auto: il parcheggio sopra la coop si popola di vetture.
La campagna, intanto, è a mollo. Le bealere non ce la fanno a contenere il micidiale mix di pioggia e neve sciolta: i fossi esondano ed in alcune cascine si viaggia con i “gambai” anche in casa. Tutte le strade per le frazioni sono chiuse per l’acqua che ha invaso la carreggiata. Viene chiusa anche la provinciale per Marene, l’accesso a Genola da Suniglia, la strada per Monasterolo. A tratti, anche il collegamento con Cavallermaggiore, specie quello ferroviario (laggiù la stazione è allagata) viene interrotto. Pure i sottopassi ferroviari di via Raviagna e di strada Apparizione, ormai pieni come scodelle di brodo, sono chiusi. L’unico a resistere è quello nei pressi del museo ferroviario di borgo Marene. Protezione civile e Vigili del fuoco sono allertati. Partono le squadre per i prosciugamenti ed i salvataggi di persone, anche nei Comuni limitrofi.
In Comune, sindaco, assessori, Vigili urbani e personale tecnico sono incollati ai bollettini meteo dell’Arpa e coordinano le azioni. La lezione del mancato allarme di maggio è servita.
Le scuole restano aperte, anche a Levaldigi, dove il giorno prima, a causa di un blackout, erano rimaste chiuse.
Nel pomeriggio, cominciano ad arrivare bollettini meteo più rassicuranti: sembra che nelle ore successive la pioggia sia destinata a cessare.
Così succede. Il maltempo si attenua e la sera le zone alluvionate a maggio ricevono un nuovo avviso via altoparlante. La situazione migliora, il pericolo pare stia svanendo. Ma più d’uno tiene ancora le dita incrociate.
Intanto, in campagna si lavora per riportare la situazione ai livelli di normalità.
È l’alba di mercoledì. Ormai quasi non piove più. Riusciamo a metterci in contatto con Antonio Giordano, comandante dei Vigili del fuoco. «Ormai – ci dice – non so nemmeno più da quando siamo in giro. Lunedì sera abbiamo avuto le prime chiamate. Poi, martedì, tre squadre, con tutti i mezzi disponibili, hanno partecipato alle operazioni di prosciugamento, anche a Genola, Marene, Cavallermaggiore, Cuneo, Cardé (dove nella notte c’è stato l’ordine di evacuazione). All’Apparizione – ci racconta – un’auto stava per rimanere bloccata nel sottopasso, ma ha risolto la situazione in extremis».
«Siamo riusciti, come coordinamento provinciale – ci riferisce Sandro Taricco della Protezione civile – a far arrivare 18.000 sacchi dal presidio di Fossano, compresa la macchina “insacchettatrice”. In questi giorni siamo stati impegnati nel monitoraggio di strade e corsi d’acqua, mentre abbiamo effettuato anche un intervento in una cascina di strada Salvay. Una cosa ci tengo a dirla: nella notte tra lunedì e martedì sono stato a Cuneo, presso l’unità di crisi: fino alle 7 del mattino, tutti i volontari che ho chiamato, in tutta la provincia, hanno risposto presente».
In alcune zone del Piemonte, specialmente nelle valli della Granda, l’allerta è massima per la neve caduta (oltre due metri). La presidente della Regione Bresso ha richiesto lo stato di calamità.
Il nostro giro si conclude mercoledì mattina, con una chiamata all’assessore Claudio Cussa, che tira un sospiro di sollievo: «L’emergenza più grossa è finita. Il Mellea non cresce più, anche se nelle campagne la situazione è ancora critica, ma contiamo di riaprire tutte le strade in giornata». La grande paura sembra scivolare via.

Guido Martini

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