Insegnanti contro la riforma Gelmini

Le riforme della scuola volute dal ministro Mariastella Gelmini hanno messo in fibrillazione molti insegnanti e studenti. Anche a Savigliano è nato il “Comitato per la difesa della scuola pubblica”, che comprende docenti di tutte le scuole cittadine.
Venerdì scorso, il comitato ha predisposto un gazebo in piazza Santarosa – rimasto lì tutto il week-end – allo scopo di avvicinare la gente e metterla al corrente dei motivi della protesta. Gli insegnanti, come ci ha detto il portavoce Giannino Marzola, parteciperanno allo sciopero nazionale del prossimo 30 ottobre. Inoltre, martedì 28 ottobre, alle ore 21, nella sala Santa Chiara, è già previsto un dibattito pubblico con la partecipazione del professor Domenico Chiesa, presidente del Cidi (Centro insegnanti democratici italiani).
Abbiamo chiesto a Marzola di illustrarci i principali motivi del malcontento: «La nostra – ci ha spiegato – è un’iniziativa politica, nel vero senso della parola, e non partitica o sindacale. Con la nuova riforma, a livello nazionale verranno eliminate, nei prossimi tre anni, 44.500 unità, tra assistenti amministrativi e tecnici, nonché collaboratori scolastici. Non spariranno solo posti di lavoro, ma il funzionamento delle scuole sarà peggiore di adesso».
Poi, il portavoce degli insegnanti si è soffermato su alcuni dettagli: «Nella scuola primaria – ha aggiunto – ci saranno 2 ore in meno ogni settimana e ci sarà un unico insegnante per tutte le 24 ore settimanali di lezione. Alle medie, invece, l’orario di lezione scenderà da 32 a 29 ore settimanali. Il tempo prolungato si potrà fare solo se le scuole disporranno di servizi e di strutture per lo svolgimento di attività pomeridiane, cioè se saranno in grado di pagarle. Anche l’orario normale della primaria sarà di 24 ore. Spariranno, infatti, le 30 ore ed il tempo pieno (40 ore)».
Gli insegnanti sostengono che è vero che in Italia c’é un rapporto docenti-allievi più basso che in altri Paesi, ma sono altresì convinti che aumentare il rapporto, e quindi avere più studenti per ogni docente, significa chiudere molte scuole di montagna. Si stima che in Piemonte ne possano venir chiuse 220 su 260. Infine, il comitato sostiene che tutti non sanno che nelle scuole superiori il numero minimo di alunni per ogni classe sarà elevato a 27 unità. Il numero massimo potrà arrivare a 33. Con questi affollamenti, sottolineano ancora gli insegnanti, in molti istituti si riuscirebbe a fare stare gli allievi dentro le aule solo a condizione… di togliere i banchi.
Dino Pagliero

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