Per gli agricoltori è stata una buona annata, ma hanno avuto poco reddito

Con la Cia, il bilancio dell'annata voce per voce
07 Dic 2025   

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Una buona annata, dolce come una pesca, ma con il tarlo dei prezzi troppo bassi. A San Martìn (11 novembre), i nostri contadini non fanno più trasloco come un tempo, ma fanno comunque il bilancio dell’annata agricola. E secondo la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, nella nostra provincia l’annata è stata nel complesso positiva. Però, se i prezzi dei prodotti agricoli non coprono i costi, il futuro delle imprese, specie delle medio-piccole, è a rischio.

Il bilancio è stato tracciato giovedì scorso nella sede cuneese della Cia in piazza Galimberti a Cuneo dal direttore Igor Varrone, dal presidente provinciale Claudio Conterno e dal presidente regionale Gabriele Carenini. «Molti comparti – ha detto Conterno – hanno registrato buoni risultati, a tratti eccellenti in termini di produzione, ma la redditività resta insufficiente: vale per il vino, dove i prezzi pubblicati a San Martino sono sotto la soglia dei costi, e vale per buona parte delle produzioni frutticole, cerealicole e zootecniche. Se il valore riconosciuto agli agricoltori non rispecchia ciò che spendono per produrre, non possiamo parlare di sostenibilità economica». Anche perché il consumatore alla fine il prezzo lo paga bello alto. «A rimetterci sono il primo e l’ultimo anello della filiera» ha evidenziato Conterno.

Il presidente provinciale ha richiamato l’attenzione sui numeri dell’ultimo quadriennio, che mettono in evidenza un quadro preoccupante. Sono 1.641 le imprese agricole in meno nella Granda: dalle 19.108 del 2020 si è passati alle 17.467 del 2024, con una media di oltre 400 chiusure all’anno. Un trend evidente anche su scala regionale.

Dando uno sguardo ai settori che interessano la nostra pianura, la cerealicoltura registra un miglioramento delle rese nei cereali a paglia e un andamento più irregolare del mais, mentre i prezzi – pur saliti rispetto al 2024 – restano troppo bassi per coprire i costi crescenti. «Per il mais il quadro è disomogeneo – dice Diego Botta, presidente della zona saluzzese, esperto del settore –: le prime semine hanno risposto bene, mentre le seconde sono state frenate dalla siccità estiva, tanto che in alcune zone non si è riusciti neppure a seminare. Possiamo parlare di un’annata positiva, ma solo per le superfici condotte in condizioni ottimali».

Molto positiva, invece, la frutticoltura, con una delle migliori annate recenti per qualità e volumi di pesche, ciliegie, mirtilli e susine, ed una campagna delle mele nel complesso soddisfacente; male invece le pere, penalizzate dalle piogge in fioritura. L’orticoltura registra produzioni abbondanti e di qualità, ma soffre per volatilità dei prezzi, costi in aumento e difficoltà di reperimento della manodopera.

In generale, sono tanti i problemi ancora sul piatto: burocrazia crescente, difficoltà ad assumere, cambiamento climatico, mancanza di invasi per l’acqua («priorità assoluta» dice Conterno), pensioni minime da portare almeno a mille euro («una nostra battaglia» rivendica il direttore Varrone), fotovoltaico a terra («prima si faccia sui capannoni» è la posizione della Cia). Le prossime sfide si riassumono in una parola: innovazione, per stare al passo con tempi che cambiano velocemente. E l’obiettivo sono le produzioni di qualità: «Dobbiamo lavorare per i ricchi del mondo – ha concluso Conterno –. Noi siamo il “made in Italy”: la nostra agricoltura è come Armani, come la Ferrari».

A preoccupare è anche l’annunciato taglio del 20% della Pac, la Politica agricola comune, ossia i contributi che l’Unione europea darà per il sostegno rurale negli anni 2028-2034. Come ha ricordato il presidente provinciale Carenini, «il 18 dicembre saremo a Bruxelles per la mobilitazione Cia contro i tagli alla Pac».
Chi non taglia, anzi, raddoppia, è proprio la Cia, che proprio giovedì scorso a Cuneo ha inaugurato un’ala nuova della sede provinciale. A breve sono previsti ampliamenti anche delle sedi di Saluzzo e Bra.

di Guido Martini