«Alcaraz giocatore naturale, Sinner giocatore perfetto»

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«Sinner è la costruzione del giocatore perfetto, mentre Alcaraz è un giocatore naturale. Anche lui ovviamente è costruito, sia fisicamente che tecnicamente; però, Sinner è una macchina perfetta. Lo guardo giocare e dico: adesso non può sbagliare. Io me ne accorgo prima, lo capisco già da come si posiziona».
Così ieri sera, sabato 8 novembre, il grande campione del tennis italiano Adriano Panatta, oggi opinionista Rai, ha commentato l’imminente partenza delle Atp Finals, il torneo che riunisce a Torino gli otto migliori giocatori al mondo di quest’anno. Lo ha fatto, con l’ironica verve che lo contraddistingue, alla Fondazione Mirafiore di Serralunga d’Alba (tenuta Fontanafredda) durante l’incontro “La telefonata”, dialogando con i “padroni di casa” Oscar e Paola Farinetti.
E la telefonata c’è stata davvero, perché il suo storico compagno di doppio Paolo Bertolucci, annunciato allo stesso incontro, non è potuto essere presente perché già a Torino per un impegno come commentatore Sky. Le gag che accompagnano la coppia di amici hanno divertito comunque il pubblico anche via smartphone. «Bertolucci è un sola» come diciamo a Roma, ha commentato scherzosamente Panatta, che “becca” continuamente il suo amico fraterno.
L’occasione è stata propizia per presentare, per la prima volta in Italia, il libro appena uscito – “La telefonata”, appunto – che raccoglie le chiacchierate tra lui e Bertolucci dopo le partite più importanti degli Slam di quest’anno. Un libro che nasce da un podcast molto fortunato.
Si è parlato molto anche di cinema e Tv, non solo perché Panatta frequenta abitualmente quel mondo, ma perché accanto a lui c’era il produttore e regista Domenico Procacci, reduce dal grande successo della serie “Una squadra” che ha raccontato l'epica vittoria – rimasta unica per 47 anni – dell’Italia in Coppa Davis a Santiago del Cile nel 1976.
Non sono mancati gli aneddoti di quegli anni, che fanno emergere un tennis scanzonato, più umano e meno attento al business. «Noi eravamo degli stipendiati della Federazione tennis. Oggi i giocatori sono delle aziende multinazionali. Vogliamo parlare dello sport romantico? Non c'è più!» ha ammonito Adriano. Il campione romano non ha negato i meriti dell’attuale grande ondata del tennis italiano (proprio durante l’incontro culturale, ad Atene Musetti perdeva contro Djokovic ma si qualificava lo stesso per le Finals di Torino proprio per la rinuncia del serbo). «Noi negli anni Settanta abbiamo reso il tennis uno sport popolare in Italia – ha detto – ed ora l’effetto-Sinner ha determinato un colpo al volano, un aumento del 30% di persone che si dedicano a questo sport».
Non è mancato un riferimento alla rinuncia alla Coppa Davis del nostro numero uno. Per Panatta non tutto è perduto. «Con lui saremmo stati nettamente favoriti – ha commentato –. Senza di lui siamo nelle prime 4 squadre, e possiamo anche vincere». Lo faremo se saremo “Una squadra”: «Il segreto di una squadra è prendere il meglio di ciascuno, anche di chi ti sta sulle palle. Devi avere rispetto di tutti, anche da chi è completamente diverso da te». Panatta dixit.
Guido Martini
