Obbligo di verifica per accedere ai siti porno: ne parliamo con l'esperto del web

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Mercoledì 12 novembre è entrato in vigore l’obbligo di verificare la maggiore età degli utenti che vogliono accedere ai siti pornografici, procedura voluta dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) per bloccare l’accesso ai contenuti hard ai minori di 18 anni. Una notizia che ha scatenato un “terremoto” fra i navigatori, provocando meme, battute e anche un po’ di sana preoccupazione per quanto riguarda l’uso dei dati personali fatto da queste piattaforme.
Per fare luce sulla situazione, ne abbiamo parlato con Valerio Ferrero (founder e amministratore Etinet di Savigliano, società specializzata nello sviluppo di siti, marketing digitale e web applications, e direttore vendite Register.it), che da qualche anno si occupa di formazione nelle scuole e nei gruppi di genitori, su tematiche come l’utilizzo consapevole del digitale e il cyberbullismo.
Ferrero, la procedura dell’Agcom è efficace oppure no?
«Tecnicamente è efficace, se viene applicata così sicuramente sarà un bel cancello in più per monitorare gli accessi dei minorenni ai siti porno, visto che anche un bambino di 8 anni può accedere comodamente a qualsiasi tipologia di contenuto. La ritengo una scelta sensata, per la quale non serviranno Spid o Cie: questi siti dovranno appoggiarsi a dei sistemi di terze parti (simili a quelli usati per creare un conto bancario) che non sapranno per cosa servirà questo riconoscimento».
Questi sistemi di verifica usano il “doppio anonimato”: che cos’è?
«Il “doppio anonimato” consiste nell’andare su un’applicazione terza che riconosce tramite webcam e documento di identità l’utente che sta accedendo al sito e viene consegnato un “gettone” per entrarvi. Il primo anonimato è quello del riconoscitore, il secondo è quello del sito, che vede semplicemente un utente, dichiarato come maggiorenne, che accede con un gettone».
Esiste un sistema migliore di quello presentato da Agcom?
«Fatico a trovarne uno migliore: quello attuale è molto efficiente ed è già stato usato in Regno Unito e Francia, creando un abbattimento delle visite ai siti porno fino al 90%. Sicuramente, per interdire i minori è molto efficace, perché l’unico modo è usare una Vpn, un sistema che simula il tuo accesso da un posto diverso nel mondo, e non è uno strumento che tutti sanno usare».
Usare Vpn o ricorrere ad altre vie può comportare rischi legati alla sicurezza dei dati?
«Uno dei valori di questi grandi siti è l’essere strutturati in un certo modo, dove i dati vengono archiviati in una certa maniera, e anche a livello di sicurezza sono gestiti ad alto livello. Purtroppo, se uno va su siti meno controllati e più estemporanei diventa rischioso sia per la natura dei contenuti fruibili che per la sicurezza dell’utente: potrebbero nascondersi dei virus scaricabili e la stessa natura dei dati lasciati è probabilmente meno protetta, poiché vengono venduti al miglior offerente. Spostarsi su piattaforme meno sicure è un rischio concreto, ma è anche vero che parliamo di siti più difficili da trovare».
Agcom ha ora dato 3 mesi di tempo ai siti non italiani per adeguarsi alla norma: secondo lei, come finirà?
«Sono curioso di capire cosa accadrà non appena non rispetteranno le limitazioni dell’Agcom: le normative sono operative dal 12 novembre, per i siti non italiani c’è tempo fino a inizio febbraio e si parla di multe intorno ai 250.000 euro. Alcuni grandi portali faranno riflessioni se pagare la multa e continuare ad avere utenti o prenderanno provvedimenti, perdendo però utenza? Sicuramente, chiudere questi siti sarebbe complesso, ma l’esperienza fatta in altri Paesi potrà indirizzarli verso una decisione».
di Alessio Bessone


