Impresa di un racconigese: ha attraversato lo stretto di Messina a nuoto

Sergio ha vinto la sfida della propria vita
05 Ago 2025   

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Con il tempo di 1h22'22" il racconigese Sergio Lagrotteria è stato uno dei coraggiosi protagonisti della traversata a nuoto dello stretto di Messina, la tappa del 17 luglio dell’impresa straordinaria che richiede la percorrenza in mare aperto della distanza di circa 3,9 chilometri, dalla spiaggia Torrefaro, di Messina, alla spiaggia di Cannitello, di Villa San Giovanni. Un evento sportivo, non agonistico, che si svolge ogni anno in diverse date e che vede nuotatori provenienti da tutto il mondo impegnati nell’attraversamento a nuoto del tratto di mare che separa la Sicilia dalla Calabria.

Sergio, 49 anni il 29 luglio, ha scelto questa impresa per mettersi alla prova, per sfidare sé stesso e per dimostrare l’importanza di superare i propri limiti; un’avventura tutt’altro che facile, dove non sono mancati momenti di scoraggiamento, ma anche di immensa soddisfazione. «Tre anni fa ho iniziato un percorso di crescita personale con un formatore, ho girato l’Italia e l’Europa seguendo la necessità di formarmi, di acquisire strumenti utili per crescere dal punto di vista lavorativo, famigliare e personale - racconta Sergio - Un percorso che mi ha avvicinato di più alla mia famiglia, ai miei figli e mi ha guidato nella direzione giusta».

Tale corso impone anche l’obbligo di compiere imprese al limite come la maratona di New York, la scalata del Monte Rosa, la sosta nel deserto di Dubai alle 12 con mezzo litro di acqua, diversi travel che richiedono allenamento costante, impegno, perseveranza, con l’obiettivo di dare spessore alla propria vita e di vedere le cose in modo diverso. Sergio ha scelto la traversata dello stretto di Messina. Non sapeva nuotare bene e soprattutto non aveva una tecnica tale da poter fare chilometri a nuoto. A metà febbraio si è iscritto in piscina a Carmagnola e a Nichelino, quest’ultima più congrua con gli orari richiesti dalla ditta di trasporti di cui è titolare. «La prima volta che mi hanno visto gli istruttori non mi avevano dato alcune possibilità per questa impresa, ma la mia tenacia e la mia perseveranza mi hanno portato a raggiungere presto buoni risultati - racconta - Sono stato preparato da coach Nicola Drocco, tecnico della nazionale italiana di Skeleton, da Elisa Minicocci, nutrizionista, e dagli istruttori della piscina di Carmagnola: Vilma, Federico e Mattia. Mi sono allenato partendo dai 500 metri, fino a coprire la distanza di tre chilometri e mezzo in vasca, per poi passare ad alcune sessioni in mare. La sfida più grossa è stata la preparazione, sono stati mesi duri sia fisicamente, sia concretamente da far coincidere con famiglia e lavoro, ma avevo tanti obiettivi: portare a termine qualcosa di veramente grande, di impattante per la mia vita, voler essere un esempio per i miei figli, far capire loro, e a tutte le persone, che è possibile ottenere quello che si vuole se si hanno gli obiettivi giusti, se si frequentano le persone giuste, e se a volte si fanno anche cose non facili, con pazienza, perseveranza, impegno e coraggio».

L’impresa di Sergio ha anche un motivo spirituale. «Lo scorso anno è mancato mio papà, sapevo che facendo questa sfida, andando verso la sua terra, tramite il mare, potevo connettermi con lui - rivela - All’ultimo chilometro mi sono fermato, avevo i crampi, avevo male alla milza, avevo mille motivi per tornare indietro, ma ad ogni resistenza ho applicato una tecnica che mi hanno insegnato per proseguire. Le ultime bracciate sono state le più potenti, le più dolorose, le più gratificanti; ho pianto come un bambino e ho terminato la traversata. Una grande, immensa soddisfazione».

Circa 30 nuotatori hanno preso parte alla traversata del 17 luglio, svoltasi in sicurezza con barche, bagnini e personale medico, oltre ad ambulanze a Messina e a Villa San Giovanni. Per Sergio, all’arrivo, l’attestato di partecipazione e quello di fine corso hanno sancito una sfida vinta, e una tappa importante di un viaggio molto più grande: «Se si ha la volontà tutto si può fare, la mente è quello che ci aiuta e ci limita. È importate trovare sempre un modo piuttosto che una scusa per fare qualcosa. Bisogna solo decidere da che parte stare - dichiara - Dedico questa traversata a mia moglie Cinzia Pappadà, ai miei figli Ginevra e Gabriele, a mio papà, a chi, in questa terra e dall’altra parte, mi ha accompagnato credendo in quello che per me era importante, dimostrandosi un supporto fondamentale per la riuscita di questa sfida meravigliosa».

di Viviana Cappelli