Viaggio ai confini del Vicino Oriente - Una sconvolgente realtà

Il turismo sfrenato si contrappone alla disperazione della gente
22 Lug 2025   

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Il cammino dei nostri inviati in terra turca prosegue, ma dinanzi a loro si para una sconvolgente realtà: da un lato, il turismo sfrenato, quello dei siti archeologici e dei visitatori occidentali; dall'altro, la disperazione e la povertà della gente. E l'incontro con alcuni trafficanti di uomini.

Mileto

Lunedì 21 lasciamo Milas al mattino e procediamo verso Mileto. Abbandoniamo la strada principale per una via secondaria. I campi sono coltivati a mais, girasoli, soia... La strada è solitaria.
Avvicinandoci alla località immediatamente è visibile il suo grande teatro, il monumento più significativo che è rimasto e ricorda la passata grandezza di Mileto che dal 700 a.C. al 700 d.C. fu un importante centro commerciale e amministrativo. Il teatro, dotato di 15.000 posto a sedere, in origine era in stile ellenistico, ma i romani lo modificarono ampiamente.

Dalla sommità si raggiunge il resto della città. In alcuni punti ci sono degli archeologi con degli operai che ancora scavano e risistemano.

Efeso

Dopo Mileto risaliamo sul nostro “cavallo ferrato” in direzione di Efeso: facciamo rifornimento da un benzinaio a metà strada dove due bambini di circa 7 anni si avvicinano per venderci della frutta; per qualcuno in Turchia il tempo del gioco deve aspettare, prima c'è il tempo del lavoro.

Sempre presso lo stesso benzinaio evidente il fenomeno del randagismo, un'altra piaga di questo Paese. I cani sono comunque tutti contrassegnati.

Arriviamo a Efeso, patrimonio UNESCO. Il biglietto è un salasso. La città stupefacente ma orde di turisti provenienti dall'estero la invadono. È un caos, ma consiglio di andare presto a visitarla.

Efeso è la città antica meglio conservata del Mediterraneo orientale: è il luogo da visitare per capire come si viveva ai tempi degli antichi romani.
L'antica Efeso era una grande città commerciale e un centro religioso di grande importanza per il culto di Cibele. Questa divinità divenne poi Artemide, e in seguito con i Romani Diana ed Efeso fu trasformata in una capitale provinciale romana.

 

Direzione Pergamo

Dopo Efeso ripartiamo per Pergamo e nuovamente facciamo tappa presso un benzinaio sull'autostrada.
Sono abituata a viaggiare e a tenere gli occhi aperti per cui noto un uomo che fa un gesto di intesa a un'altra persona affinché facesse attenzione.

Noto due pulmini. Un vociare di bambini e alcuni di loro mostrano segni di felicità: mi siedo sul marciapiede e li osservo. Sono bambini piccoli, a piedi nudi, molto sporchi. Scendono dai due furgoncini; i due autisti fanno rifornimento di carburante. Insieme ai piccoli scendono delle donne. Qualcuna è incinta. Sono giovani.
Pochi uomini le accompagnano. Chiedo loro di che nazionalità sono e la risposta è turchi. Non mi arrendo. Li lascio allontanare perché capisco che sono evasivi e non vogliono darmi informazioni e rivolgo la stessa domanda ad alcune donne che mi rispondono: “Siamo siriane”.

È tutto chiaro. Davanti a me un carico umano di povertà scappato dalla guerra è sceso per comprare un po' d'acqua e rinfrescarsi alla toilette. Ipotizzo che gli uomini siano trafficanti.

Provo pena per queste persone, comprendo che il mio sentimento è sbagliato e mi sento a disagio. Tutto questo non ha senso. La guerra non ha senso e tutto ciò che comporta per i civili. Ho visto la povertà ma qui mi si presenta con uno sguardo diverso. S'incarna in un bambino di circa tre anni sporco, a piedi nudi con dei pantaloni fuori misura con uno squarcio sulla natica che diventa un pugno nello stomaco per me che tornavo dalla visita a Efeso e avevo pagato salato il biglietto di ingresso. E poi io li guardavo e ho fotografato a malapena per scrivere di loro, come se fossero fenomeni da baraccone mentre comprendevo che ledevo la loro privacy. La gente attorno girava loro alla larga come si fa con gli appestati. Sento che qui la dignità l'ho persa io con il mio click insieme a quelli che li scansavano.

Sono così emotivamente sconvolta che dimentico sulla moto il cellulare che mi cade quando partiamo. Me ne accorgo dopo un po' di tempo. Usciamo e rientriamo dall'autostrada due volte finché raggiungiamo il benzinaio. Un signore l'ha trovato e consegnato alla gendarmeria. Passa altro tempo e finalmente riottengo il mio telefono.

La riconsegna del telefono a Maria Gabriella Asparaggio

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