Viaggio ai confini del Vicino Oriente - L'incontro con i bisognosi e i terremotati

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La "missione" procede anche con oltre 40 gradi di temperatura e Gabriella e Gianluigi hanno prima fatto conoscenza con gli abitanti di una tendopoli, per poi recarsi verso l'affascinante sito Unesco di Nemrut Dagi.
Dopodiché, l'incontro con alcuni terremotati e dei lavoratori sfruttati.
Sullo sfondo, una miriade di posti di blocco ai confini con Iran e Iraq...
Dalla tendopoli al sito Unesco
Venerdì 11 luglio siamo partiti di buon'ora da Malatya per andare al sito UNESCO Nemrut Dagi. Sulla strada abbiamo notato una tendopoli: ci siamo fermati. Erano le 8 di mattina e fra le tende regnava il silenzio. Sono scesa dalla moto e ho scattato alcune fotografie. Una donna ha fatto capolino e si è nascosta. Sul mio lato della strada ho notato altre due donne intente a prendere della legna. Ho porto loro delle domande sulla tendopoli, finché sono arrivati due giovani su un motorino e ho continuato a chiedere informazioni a loro. Mi hanno detto che erano della tendopoli e ci hanno invitato a fare colazione insieme. Abbiamo accettato.
Nella tendopoli sono 60 persone che lavorano nei campi 12 ore al giorno per 22 euro. Coltivano pomodori e peperoni nei campi statali.
Aisha, la moglie, prende la pala per mostrarmi la fatica quotidiana e i mezzi arcaici che utilizzano. Lavorano piegati sotto il sole dove la temperatura oggi ha raggiunto i 43 gradi.
Dignità è ciò che ho visto e ho apprezzato insieme con il senso dell' ospitalità. È stata una grande lezione di umanità e di rispetto.
Il momento del saluto è stato particolarmente commovente. Chi era ritroso ormai cercava di essere fotografato. Porterò nel cuore il ricordo di questi lavoratori stagionali turchi.
Saliamo al Nemrut Dagi, patrimonio UNESCO. Il paesaggio è incantevole e nonostante l'altezza, 2150 m, fa molto caldo. La cima assunse l'aspetto attuale quando un sovrano megalomane dell'età preromana ne commissionò la costruzione di due terrazze artificiali e ordinò di costruire diverse statue monumentali raffiguranti se stesso e le divinità "sue parenti". Purtroppo i terremoti hanno decapitato gran parte delle statue e oggi questi busti colossali siedono con davanti le loro teste alte 2 m che li osservano dal basso.
I centri AFAD
La Turchia è a rischio terremoti per cui è nata l'AFAD, un'associazione governativa e di volontariato per le emergenze. Siamo entrati in due centri AFAD, il primo ad Adiyaman costituito da container dove i residenti sono in attesa che venga loro ricostruita la casa. Il secondo è un centro organizzativo a Van.
Entriamo nel centro AFAD. Mi avvicino a un uomo davanti al proprio container, mi presento e gli porgo delle domande su questo centro.
A Van, prima di recarci alla fortezza, ci fermiamo presso un altro centro AFAD, ma questo è organizzativo. Subito le due guardie sono restie e mi vietano di scattare fotografie. Poi, quando mi presento e dico che racconterò in Italia su Il Saviglianese di questo centro, cambiano atteggiamento e, non solo ci fanno entrare dove lavorano e ci offrono il tè, ma non vogliono più che ripartiamo. Questa sede è sorta a Van nel 2011 dopo quel terremoto e si riferisce alle città di Mus, Bitlis, Van e Hakkari. Più avanti durante il viaggio arriveremo nella zona che è stata l'epicentro dell'ultimo devastante terremoto.
Il lago di Van è immenso, assomiglia a un mare. Siamo in territorio abitato da popolazioni curde. Ne percorriamo in moto entrambe le sponde. Questo bacino rende la zona fertile e ricca. Vedo delle teste piegate nei campi. Decido di fermarmi sul lembo della strada e sotto un sole rovente mi avventuro verso di loro, mentre mio marito fa la guardia alla moto.
Sono ormai vicina a loro. Un uomo giovane dal colore della pelle più chiara mi viene incontro. Non vuole assolutamente essere fotografato, ma mi dà il permesso di riprendere i braccianti. Sono tutti profughi siriani giovanissimi: 13, 14, 15, 16, 17 anni. Sono festosi e mi vengono incontro con il permesso del "padrone" che è curdo. Mi dice che la terra è di sua proprietà e coltivano con mezzi arcaici sotto un sole torrido le barbabietole da zucchero. Questa farina bianca è usata in larga misura per addolcire il tipico tè turco.
Sono evidentemente sfruttati da chi a sua volta possiede meno diritti. Non posso fare loro domande perché non mi è concesso e non approfondisco il discorso con il proprietario, poiché sarebbe come chiedere all'oste se il vino è buono.
Tra fortezze e campieri ci addentriamo sempre più in territorio curdo verso una miriade di posti di blocco ai confini con Iran e Iraq.





