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Addio al papa “piemontese”. Francesco si è spento questa mattina, lunedì 21 aprile – il “lunedì dell’angelo” – alle ore 7.35. Aveva 88 anni. Solo ieri, giorno di Pasqua, aveva salutato la folla in piazza San Pietro a Roma, dopo la benedizione “urbi et orbi”. Era stata la sua prima apparizione in pubblico dopo il lungo ricovero al policlinico Gemelli (38 giorni).
Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, era un argentino di origine piemontese. La sua famiglia ha radici nell’Astigiano, in particolare nel Comune di Portacomaro.
I momenti di preghiera per il Pontefice: a CAVALLERMAGGIORE martedì 22 aprile, alle 9.30, in San Michele (sono invitati in particolare i ragazzi); a SAVIGLIANO mercoledì 23 aprile, alle ore 21, in San Pietro.
Il nostro arcivescovo, cardinale Roberto Repole, che parteciperà al prossimo conclave per l’elezione del nuovo papa, si è così espresso in merito alla morte di Francesco.
«Il Papa se n’è andato nell’Anno della Speranza, il Giubileo che aveva tanto desiderato. Ora è davanti al Signore ed era questa la sua grande speranza, che Francesco ha cercato di condividerci: la notizia che un giorno saremo tutti nell’abbraccio di Dio.
Siamo nei giorni della Pasqua, che ieri Francesco ha ancora celebrato con noi. Nel grande dolore per la morte, ma anche nella fiducia dell’abbraccio tenerissimo di Dio le Chiese di Torino e Susa, la Chiesa piemontese dove il Papa aveva le sue radici, pregano per Francesco con affetto e tanta riconoscenza per aver speso la vita, tutta la sua vita lunga e generosa, ad annunciare la gioia del Vangelo.
È una gioia senza eguali, “Evangeli gaudium”: viene dalla notizia che Gesù è risorto e perciò il mondo, questo nostro mondo così difficile e violento, non sarà sconfitto dal male.
Il Papa Francesco ha cercato di comunicare l’amore di Dio con ogni mezzo e ad ogni latitudine, l’ha fatto con parole semplici che tutti potevano comprendere: ha spiegato ai potenti della Terra e agli ultimi, ai poveri, alle persone scartate, che il volto di Dio è innanzi tutto Misericordia e questo volto è in grado di cambiare il nostro cuore, può addirittura cambiare il corso della storia.
Speranza, Misericordia. Come suonano diverse, queste parole, di fronte alle regole imperanti della guerra e della sopraffazione! Basta prenderle sul serio. Credo che sia per questo messaggio mite e sorridente che il Papa è stato tanto amato dagli uomini e dalle donne del nostro tempo, anche da chi non crede; per questo messaggio è stato riconosciuto come riferimento fondamentale negli equilibri internazionali.
Nelle ore dell’addio, vorrei che raccogliessimo le parole che il Papa ci ha lasciato in consegna.
Le terremo nel cuore.
Porterò, io personalmente, il ricordo grato dell’amicizia che mi ha legato a Papa Francesco, la coscienza delle responsabilità che mi ha affidato, l’immagine – a me carissima – del giorno in cui volle incontrare i miei genitori e la mia famiglia con tanto affetto e semplicità.
Soprattutto porterò, spero che porteremo tutti, il ricordo di un uomo che ha creduto e ha testimoniato il Vangelo».
di Guido Martini