Il Saviglianese è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriverti gratuitamente al canale ed essere sempre aggiornato sulle ultime novità.
La direzione dell’Asl Cuneo Uno vuole abbattere quel che rimane del padiglione Chiarugi appartenente all’ex Ospedale neuropsichiatrico, indicando esplicitamente e senza fraintendimenti la via della demolizione come l’unica possibile soluzione percorribile al problema del perenne rischio di cedimenti strutturali, più o meno importanti, dell’edificio in questione.
Il timore di futuri disastri è motivato dall’evento verificatosi nel giugno 2016 quando avvenne il crollo di una vasta porzione del muro portante dell’avancorpo centrale sul fronte sud, in seguito al quale l’azienda sanitaria locale decise di incaricare all’ingegnere Giuseppe Pistone dell’Università di Torino uno studio continuativo, e ripetuto ogni due anni da allora, sullo stato strutturale del fabbricato. E nell’ultimo report di luglio, infatti, viene segnalato il fatto che rimane il rischio concreto di possibili altri eventi catastrofici, uno scenario che sia l’Asl che il Comune vogliono ovviamente evitare che si ripeta.
È ormai un dato di fatto: tutti concordano sull’idea che il deterioramento progressivo del Chiarugi possa mettere seriamente in pericolo anche l’incolumità pubblica dei cittadini, con un possibile collasso della struttura ritenuto certamente verificabile negli anni a venire – questo è il parere della direzione dell’Asl Cuneo Uno -, ma l’alta attenzione su questo tema pare non portare a nulla nel concreto.
Dalla documentazione ufficiale, inoltre, emerge che l’Asl rivendica di aver monitorato la situazione fin dal 2012, mettendo in atto tutta una serie di opere provvisionali volte alla salvaguardia dell’immobile, anche per ottemperare alle ordinanze dell’amministrazione comunale racconigese, pagate con le proprie risorse economiche, arrivando a sostenere una spesa totale di oltre 1 milione e 600 mila euro per garantire la stabilità strutturale del Chiarugi.
Infine, l’Asl ricorda di aver provato a cedere senza successo l’edificio nel corso del 2016, constatando che l’azienda sanitaria cuneese non aveva i mezzi e i soldi per far fronte alle sue spese di manutenzione. E in seguito a ciò, l’Asl scelse da allora come unica soluzione l’abbattimento (visto che le ripetute richieste di finanziamento per ristrutturare e mettere in sicurezza l’immobile fatte alla Regione e al Ministero della Cultura venivano lasciate cadere puntualmente nel vuoto), non riuscendoci al primo tentativo, ma tornando ora a riprovarci.
Scadrà, infatti, al 13 febbraio 2025 il periodo della Conferenza di Servizi istruttoria (indetto dalla direzione dell’Asl) durante il quale gli enti pubblici coinvolti, tra cui ovviamente il Comune di Racconigi nell’amministrazione Oderda – che pare optare al momento per una soluzione più leggera, come sistemare il tetto per evitare che l’acqua piovana provochi danni ed effettuare altri simili interventi di mantenimento della stabilità strutturale -, devono elaborare un proprio parare al riguardo della decisione di “buttare giù” il Chiarugi. Dunque, passato questo periodo sarà possibile conoscere il futuro di una parte storica fondamentale dell’ex manicomio, che difficilmente sarà eliminata dalla faccia di Racconigi considerati i mille vincoli legati alla tutela del patrimonio culturale, ma staremo a vedere.
di Massimo Tabusso