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Una svista banale, due biciclette scambiate per errore e un’accusa di furto: così un uomo di Racconigi si è ritrovato in tribunale per una vicenda tanto singolare quanto surreale.
Il curioso accaduto è stato esaminato la scorsa settimana al tribunale di Cuneo, dove il maresciallo Silvano Tavella, ex vicecomandante dei carabinieri di Racconigi, ha raccontato i dettagli.
Il primo incidente è iniziato con la denuncia di una donna, che aveva parcheggiato la sua bici davanti a una farmacia in via Morosini. Al suo ritorno, non trovando più la bicicletta, aveva notato solo un’altra simile, credendo però che la sua fosse stata rubata.
Poco dopo, un’altra denuncia è stata presentata da un residente che lamentava la sparizione della propria bici dall’androne del condominio. Anche in questo caso, al posto del mezzo scomparso era apparsa una bicicletta sconosciuta.
La verità è emersa grazie alle riprese di una telecamera, che hanno mostrato l’imputato arrivare in farmacia con una bici prestatagli da un amico per una commissione. Al termine, uscendo dal negozio, l’uomo aveva preso per errore la bicicletta della donna, confondendola con quella dell’amico per via della somiglianza tra i mezzi. «Erano molto simili, anche se parcheggiate in direzioni opposte» ha spiegato il maresciallo Tavella.
Le denunce sono state quindi due: una da parte della cliente della farmacia e l’altra dall’amico del presunto ladro, inizialmente convinto di essere stato derubato. Quest’ultimo, chiarito l’equivoco, ha ritirato la querela. Per l’altra accusa, il giudice Alberto Boetti ha assolto l’imputato, ritenendo che “il fatto non costituisce reato”. Anche il pubblico ministero Alessandro Bombardiere ha rilevato l’evidente errore, affermando: «Dalle immagini si vede che l’imputato prende la bici senza alcun atteggiamento sospetto, come se fosse la propria».
L’avvocato difensore Enrica Di Ielsi ha confermato la natura accidentale del gesto del suo cliente, spiegando che probabilmente non ricordava di aver parcheggiato la bicicletta in un’altra direzione.
Con l’assoluzione, si conclude una vicenda curiosa e quasi teatrale, lasciando dietro di sé un racconto da commedia degli equivoci.