Colpo di scena nella vicenda ex Sicurtà. Mentre il cantiere è aperto ormai da settimane per la realizzazione del palazzo in viale Piave al posto dell’ex stabilimento del caffè, nei giorni scorsi è arrivato un ricorso al Tar del Piemonte presentato da due cittadine che abitano nel palazzo a fianco, all’angolo tra il viale e via Suniglia.
In quaranta pagine il documento, firmato dall’avvocato torinese Teodosio Pafundi, cita tutti i motivi per cui i ricorrenti chiedono che il permesso di costruire, rilasciato dal Comune lo scorso 5 settembre, venga annullato previa sospensione cautelare. Il ricorso chiama in causa anche la Regione Piemonte, dal momento che l’intervento si basa anche su una norma regionale.
È solo l’ultimo atto – in ordine di tempo – di una vicenda che tiene banco ormai dai primi di settembre.
L’opinione pubblica è, come spesso avviene in questi casi, divisa: c’è chi vede di buon occhio l’intervento che va a riqualificare un’area da tempo in disuso (l’attività di torrefazione e vendita caffè cessò negli anni Novanta) e chi invece la vede come un pugno in un occhio proprio per la maestosità del palazzo che sostituirà le basse costruzioni a cui siamo stati abituati finora.
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