La nostra rubrica arriva al suo ultimo episodio, con un ultimo giro dei nostri inviati presso la città di Sremska Mitrovica. La Serbia è dichiaratamente nazionalista, come si evince dalle sue bandiere in ogni dove, che non si accoppiano mai a quelle dell’Unione Europea, la quale pare quasi un “peso”.
Appena fuori Mitrovica, sull’autostrada, Gabriella e Gianluigi incrociano un centauro greco – che vive in Danimarca e sta girovagando in solitaria nell’Europa dell’Est – rimasto senza benzina. Come prassi per la solidarietà che accomuna tutti i motociclisti, i nostri corrispondenti lo aiutano cedendogli parte del loro carburante.
Poco dopo si ferma un terzo motociclista svedese, che offre a sua volta della benzina che tiene in una tanica per l’emergenza.
«Abbiamo imparato, soprattutto viaggiando in Ucraina, a non restare mai col serbatoio vuoto, ad avere sempre anche dei contanti dietro e dell’acqua» racconta Gabriella.
Successivamente, i due ripartono per sconfinare dalla Serbia prima in Croazia e infine in Slovenia. E qui ricomincia la Storia. Se all’inizio del viaggio erano andati alla ricerca del nuovo muro fra Polonia e Bielorussia, a Nova Gorica scatta l’esultanza perché il muro tra Slovenia e Italia non esiste più. Dopo più di un’ora spesa a cercare il punto preciso dove in piazza Bevkov si sono incontrati Mattarella e Pahor per ricordare Gorizia e Nova Gorica come capitale europea della cultura 2025, in un’Europa che si sta nuovamente spaccando i nostri corrispondenti trovano punti di unione e fratellanza.
La tappa successiva è piazza Transalpina, dove il muro è stato abbattuto.
Partiti da Nova Gorica, Gabriella e Gianluigi raggiungono l’ultima tappa di questo viaggio eccezionale, iniziato sulle tracce della guerra grande di Ucraina e concluso sui baluardi della Grande Guerra: il traguardo è rappresentato da Caporetto, in Slovenia, dove, nel 1917 gli italiani vennero duramente sconfitti e che oggi conserva musei riguardanti il primo conflitto mondiale. I nostri inviati hanno poi reso omaggio ai caduti del fronte austroungarico presso il loro cimitero che conserva i resti di 600 soldati.
In seguito, i due esploratorio si sono inerpicati sui sentieri che conducono a Celo, sul versante del monte Svinjak, dove resta traccia della fortificazione austroungarica con la cucina, il posto di osservazione e due aree di riposo. La postazione offre una bella vista sul bacino del Bovec, del monte Rombon e sulle montagne circostanti.
Dopo quest’ultimo tributo, Gabriella e Gianluigi sono tornati a Savigliano. «Siamo partiti il 1° luglio e rincasati il 15, percorrendo 7500 km nel cuore dell’Europa attraverso Italia, Austria, Germania, Polonia, Ucraina, Romania, Serbia, Croazia e Slovenia su una moto in perfetto silenzio perché non usiamo l’interfono. Tutto il cammino diventa un monologo interiore – racconta Gabriella – Ho visto per la prima volta come si viva in un paese in guerra e ho compreso che l’Ucraina ha scelto di sua spontenea volontà l’Occidente. Nonostante i posti di blocco, i soldati, i controlli ecc., mi sono sentita libera e questo non è avvenuto ad esempio in Bielorussia, addirittura prima che scoppiasse la guerra. È stata un’esperienza importante che mi ha permesso di capire qualcosa in più rispetto a ciò che si vede al tg. Per rispetto e sicurezza dell’Ucraina non ho condiviso sui social foto di ministeri e luoghi importanti presidiati e rafforzati. Grazie a tutti».