In tanti si sono fermati ad ammirarla. Molti l’hanno immortalata con cellulari e macchine fotografiche. Alcuni, muniti di tavolozza e pennello, l’hanno scelta come soggetto per i loro quadri. Parliamo della lavanda, la cui fioritura, nelle settimane scorse, ha attratto numerosi curiosi. Anche a Savigliano, che può vantare, nella zona industriale di via Alba, prima del Mc Donald’s, sulla direttrice per Marene, il suo piccolo angolo di Provenza. Merito dell’intraprendenza di un nostro concittadino, Giancarlo Gili, che ha riconvertito una piantagione di mais in una profumatissima distesa, dall’inconfondibile color violetto. E green, perché la coltivazione è al cento per cento biologica.
«Non utilizziamo diserbanti né prodotti chimici. Le erbe infestanti vengono tolte a mano, con l’ausilio di una semplice zappa. Per eliminare i parassiti, come la chrysolina americana, si ricorre a una sorta d’insetticida naturale, composto da un batterio in grado di colpire solo le larve» ci spiega Giancarlo.
Criteri molto rigidi e selettivi sono stati applicati per la piantumazione e la raccolta. «Ho messo a dimora ben 22.000 piantine di Lavandula Angustifolia, fornite dalla cooperativa Agronatura di Spigno Monferrato che, dopo il taglio, le trasformerà in oli essenziali». Una forma di agricoltura sostenibile e a basso impatto ambientale.
«La lavanda richiede poca acqua irrigua ed è un ottimo serbatoio di pollini per le api» evidenzia Gili.
Una scelta di vita, dopo gli anni da funzionario bancario. «Con la pensione – racconta – ho ripreso a pieno ritmo la vocazione agricola, che mi ha sempre accompagnato. L’amore profondo per la terra mi ha convinto a questa decisione alternativa, rispettosa del delicato equilibrio tra uomo e natura. Credo fermamente che si debba investire in un’economia circolare, che riduca gli sprechi e che punti alla valorizzazione delle risorse umane, e non solo al mero profitto».
Un modus operandi che emerge anche nei libri che Giancarlo ha pubblicato, dove l’atavico legame con la campagna ed i suoi riti ancestrali sono un messaggio di speranza per le nuove generazioni. E che già sta dando i suoi frutti. «Dalla terra veniamo e ad essa ritorniamo. Siamo, troppo spesso, figli ingrati alla madre che ci ha generati» conclude Giancarlo.