«Di solito, quando non sai cosa votare, scegli il meno peggio. Ma stavolta non riesco nemmeno ad individuare il meno peggio…». Questa è una delle tante conversazioni che abbiamo captato in questi giorni in vista del voto di domenica 4 marzo, quando rinnoveremo il Parlamento. Gli italiani, sempre più lontani dalle urne, si preparano all’appuntamento elettorale con disincanto e delusione. La nuova legge elettorale pare possa portare un clima di incertezza: lunedì l’Italia potrebbe risvegliarsi senza un vero e proprio vincitore e dunque con di fronte una lunga trafila per formare il governo, come ai tempi della Prima Repubblica. Difficile, se non impossibile, che uno dei tre maggiori schieramenti – Centrosinistra, Centrodestra e Movimento 5 Stelle – riesca a far suo l’intero malloppo di seggi per accaparrarsi la maggioranza in entrambe le Camere e dar vita ad un governo “monocolore”. A livello locale è stata una campagna elettorale molto sommessa, forse in virtù del fatto che questa volta conta molto il voto al partito piuttosto che alla persona: non ci sono preferenze e i candidati che si sfidano nei collegi uninominali spesso hanno il “paracadute” nei listini proporzionali.
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