L’ospedale SS. Annunziata si segnala ancora una volta, meritatamente, per una nuova tecnica che lo colloca come il primo nosocomio in provincia, uno dei primi in Piemonte. Si tratta di una metodologia che permette un intervento mini-invasivo di protesizzazione dell’anca per via anteriore. Questa verrà ufficialmente presentata ai medici di medicina generale giovedì 20 maggio, alle ore 19.30, presso il Castello Rosso di Costigliole Saluzzo, dal direttore della struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia e del dipartimento di Chirurgia dell’ospedale di Savigliano, Francesco Leonardi. Spiega il primario: «La tecnica permette un accesso molto piccolo all’anca, di circa 6-7 centimetri, passando tra i muscoli della zona anteriore della coscia, senza lederli». Grazie a questo tipo di intervento, già dopo due-tre giorni l’operazione, il paziente può camminare senza l’ausilio di stampelle, mentre con uno più invasivo – come quello per via posteriore – la rieducazione è più lunga; inoltre, la degenza complessiva non supera i 5-6 giorni.
Il 5 marzo scorso è stato effettuato il primo intervento di questo tipo, a cui sono seguiti altri quindici. «L’aspetto importante – prosegue Leonardi – è che il dolore postoperatorio è pressoché inesistente. Occorre però ricordare che i casi più complessi non potranno beneficiare di questa metodica».
Il 18 giugno prossimo, il dottor Leonardi terrà un corso per specialisti durante il quale verranno illustrati gli elementi fondamentali di questo intervento: interverranno anche illustri ospiti dalle Università di Torino e di Genova.
La storia della chirurgia protesica presso il reparto di Ortopedia del nostro ospedale è ormai quarantennale. All’inizio molto era affidato all’istinto ed al talento del chirurgo; ora, grazie ai progressi tecnologici ed all’esperienza maturata, molte cose sono cambiate, considerando anche le esigenze del paziente. All’ospedale di Savigliano si contano circa 350 impianti di protesi d’anca all’anno, con 70 casi di reimpianto, a cui vanno aggiunti 70/80 interventi di chirurgia del ginocchio (con una quarantina di revisioni). E poi interventi alla spalla, al piede e la traumatologia, senza dimenticare la correzione delle deformità rotazionali agli arti inferiori.