Svelati nomi e volti dei nuovi parroci saviglianesi

In settimana sono stati resi noti dalla Curia della diocesi di Torino i nomi dei tre nuovi parroci che giungeranno in città a partire da settembre.
Don Paolo Perolini è l’unico nome che vi avevamo già anticipato la scorsa settimana. Il suo arrivo è stato confermato. Quarantadue anni, attualmente parroco a Cuorgné, in provincia di Torino, negli anni Novanta era già stato a Savigliano come viceparroco a San Giovanni. Sarà il nuovo abate di Sant’Andrea e si occuperà, insieme a don Cesare Giraudo (che sarà messo a riposo, ma di fatto sarà l’unico sacerdote che resterà in città, continuando a dare una mano), della cura di San Pietro.
A San Giovanni Battista (la parrocchia più estesa della città) arriverà don Marco Di Matteo, 41 anni, proveniente dalla parrocchia dei Santi Apostoli, che si trova nel quartiere Mirafiori di Torino.
A Santa Maria della Pieve, invece, è stato designato don Roberto Milanesio, 45 anni, attualmente a Volvera, sempre nel Torinese.
Confermate le destinazioni degli attuali parroci della città, così come anticipate la scorsa settimana dal nostro giornale: don Sergio Boarino andrà al Lingotto di Torino, presso la parrocchia Immacolata Concezione – San Giovanni Battista. Don Corrado andrà a Madonna dell’Olmo, mentre don Mario Fassino diventerà parroco a Carignano. Don John rientrerà nella diocesi di Fossano e dovrebbe trasferirsi al santuario di Cussanio (ma non come rettore).
In questi giorni, nelle case dei saviglianesi, è stato recapitato un bollettino speciale delle Comunità parrocchiali che raccoglie i profili dei nuovi parroci e le loro prime parole rivolte ai fedeli che andranno ad abbracciare tra pochi mesi.
Non tutti, in città, hanno però gradito la decisione. Sembra infatti che, in questi giorni, siano giunte diverse lettere di protesta sulla scrivania del nostro Arcivescovo. Contemporaneamente, un gruppo di fedeli avrebbe chiesto un incontro al cardinale Poletto per farlo desistere dai suoi propositi. Vedremo se la protesta avrà effetto, anche se è probabile che – come si suol dire – i “giochi” siano ormai fatti.

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