Due genitori saviglianesi hanno deciso di stipulare una sorta di “assicurazione biologica” per il loro bambino, ibernando per trent’anni le cellule staminali prelevate dal suo cordone ombelicale al momento del parto. Questa scelta “d’avanguardia” è stata presa da Cesare Garini e Petra Senesi, rispettivamente di 32 e 31 anni, per il loro piccolo Leonardo, nato il 25 gennaio scorso nella nostra città. Si tratta di una cosiddetta “donazione autologa” (da madre a figlio). Le cellule staranno in una “biobanca” svizzera, la “Genico”, ed un giorno potrebbero servirgli a curare alcune malattie, come quelle del sangue. Una vera e propria assicurazione sul futuro. «Sono venuta a conoscenza – spiega la mamma – di questa opportunità durante i corsi pre-natali. Mi sono messa in contatto con un agente locale della Genico, che mi ha dato tutte le informazioni in modo chiaro e poi ha seguito tutto l’iter».
La scelta di Petra e Cesare è assolutamente abbordabile per tutte le coppie e costa tra i duemila ed i tremila euro, a seconda della biobanca a cui ci si rivolge. I nonni ed i familiari hanno subito accettato di fare una colletta per donare al neonato le preziose staminali. In Inghilterra il fenomeno sta già prendendo piede e c’è chi parla addirittura di “lista da cordone ombelicale” per regalare al bimbo un’utile speranza invece dei “soliti” doni. «In caso di utilizzo delle cellule – aggiunge Petra – la compatibilità con il bambino è del 100%. Un po’ meno per un eventuale fratello. La compatibilità con papà e mamma scende invece parecchio e si attesta intorno al 25%». Allo scadere dei 30 anni, Leonardo – che intanto, raggiunta la maggiore età, sarà diventato proprietario delle cellule – potrà decidere se prolungarne la conservazione, pagando un piccolo canone annuo.
C’è di più. In futuro potrebbe anche non essere più necessario fare collette se altre banche seguiranno l’esempio del Credito cooperativo di Pianfei e Rocca de’ Baldi, che ha stretto un accordo con la “Genico”, prevedendo un mutuo di 2.500 euro a tasso agevolato per 36 mesi allo scopo di finanziare tale scelta. «Non sapevamo di questa iniziativa – ammette Petra – altrimenti ci avremmo fatto un pensierino».
L’accordo si stipula prima del parto. Il cordone ombelicale viene conservato, alcuni esperti prelevano il sangue (preziosissimo patrimonio di cellule) e lo portano all’estero. Si va oltre confine perché la legge italiana incoraggia la scelta eterologa: «Il prelievo e l’utilizzo delle cellule – afferma la signora Garini – si possono fare in Italia, ma la conservazione dev’essere fatta all’estero». La scelta autologa, però, sta vivendo un vero e proprio boom nel nostro Paese. Ogni anno raddoppia: 2.500 donazioni nel 2006, 5.000 nel 2007 e 10.000 nel 2008.
Sempre più coppie, dunque, fanno ricorso a questa semplice pratica. «L’iter burocratico – conferma la mamma – è stato molto veloce: neanche un mese, ed era tutto pronto». Quando si dice la precisione svizzera… �