Sempre più forte, negli ultimi decenni, è stata la richiesta per l’emanazione di una normativa che tuteli la volontà di chi sceglie la cremazione. Nel 2001 venne promulgata la legge n. 130, con la quale cadde l’obbligo di conservazione delle ceneri nei cimiteri. Prima, al massimo, si poteva scegliere di inumare o tumulare l’urna oppure depositarla nel cinerario comune, nel perimetro del cimitero. Dal 2001, invece, le ceneri possono essere conservate anche fuori dalla cinta di un camposanto, in un luogo significativo per il defunto ed i suoi cari, dove sia possibile coltivare la memoria in modo partecipe e convinto; si può scegliere anche di disperderle in natura, nei laghi, nei fiumi ed in montagna, previa autorizzazione del Comune al quale appartiene l’area prescelta, escludendo i centri abitati. La dispersione può essere affidata ai congiunti, ad un esecutore testamentario, ad una società per la cremazione oppure al Comune.
Ma la mancanza di un regolamento applicativo della legge in ambito locale ne limitava concretamente gli effetti. Lentamente, in molte regioni ed in molte città, il problema è stato posto all’ordine del giorno. Anche a Savigliano è stato discusso ed approvato, nella seduta del Consiglio comunale del 26 febbraio scorso, il nuovo regolamento cittadino per l’affidamento, la conservazione e la dispersione delle ceneri derivanti dalla cremazione dei defunti. «Creeremo una zona apposita per lo spargimento anche presso il cimitero di Savigliano – ha dichiarato l’assessore ai servizi cimiteriali David Valderrama – che sarà pronta non appena i lavori della nuova area saranno conclusi». Le urne cinerarie possono essere comunque conservate in casa oppure sparse in un’area privata (ad esempio un giardino); in quest’ultimo caso serve, però, l’autorizzazione del Comune.