Savigliano. «Ci vedevano tutti come fascisti; in realtà avevamo solo la colpa di aver voluto restare italiani e continuare a parlare la nostra lingua». È la testimonianza del saviglianese Michele Zuccon, esule di Pola, nel Giorno del ricordo. «Io e mia moglie facemmo domanda per andarcene nel 1950. Ma di queste domande, alcune venivano accolte e altre no, senza un valido motivo: se si aveva il cognome che terminava con la lettera “c” ti dicevano: Ma cosa vuoi essere italiano, tu sei croato, sei serbo!». Servizio a pagina 8.